Teatro

Attesa a Fermo per 'I giganti della montagna'

Attesa a Fermo per 'I giganti della montagna'

Roberto Latini, vincitore del Premio Ubu come migliore attore protagonista, porta al Teatro dell'Aquila il capolavoro incompiuto di Pirandello.

Roberto Latini porta lunedì 18 gennaio alle 21 (ingresso unico 10,00 euro) al Teatro dell'Aquila di Fermo I giganti della montagna di Luigi Pirandello, di cui è adattatore, interprete e regista. Paragonato spesso a Carmelo Bene e Leo De Berardinis, Roberto Latini ha vinto quest'anno il Premio Ubu come migliore attore italiano. Con I giganti della montagna consegna al teatro di ricerca un lavoro profondo e affascinante, che tocca le corde più intime dell'animo umano.
“Ed è più che uno spettacolo, perché Roberto Latini - prendendo come testo e pretesto I giganti della montagna, l'ultimo dramma di Pirandello, e scavandolo con rara intensità e acume - ci regala un lavoro sulla vita, sull'apparenza, la paura, la rappresentazione di sé per proteggersi, per ritrarsi dal mondo o per sfidarlo. Lo fa, ereticamente, sulle orme di Leo de Berardinis, accreditandosi come vero erede del grande uomo di scena, perché ne recupera lo spirito, la luce l'ombra l'ascesi che cerca l'uomo attraverso il teatro, andando per maestria a rompere l'involucro della finzione”, così lo ha lucidamente analizzato Massimo Marino su "Doppiozero".
Rappresentato postumo nel 1937, è l'ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell'autore. La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà, alla Villa detta "la Scalogna".
“Sono sempre stato molto affascinato per il non finito, non concluso. Ho sempre avuto una grandissima attrazione per i testi cosiddetti incompiuti. Mi sembrano da sempre così giusti rispetto al teatro. Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione. Senza definizione. Senza punto e senza il sipario di quando c'è scritto - cala la tela. I Giganti della Montagna è un testo che penso si possa permettere ormai il lusso di destinarsi ad altro possibile. Dopo le bellissime messe in scena che grandissimi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l'occasione di non resistere ad altre tentazioni. Provarci, almeno. La compagnia di attori che arriva alla villa della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e Ilse stanno uno all'altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti, mai visti o vedibili, sono così nei pressi di ognuno da poter immaginare come proiezioni di sé. Voglio immaginare tutta l'immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle "al di fuori di tempo e spazio", come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare. Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli”. Roberto Latini